lunedì 11 marzo 2013

Non è successo nulla


Ho visto la morte in faccia.
No. Era solo una frase ad effetto, in realtà è accaduto tutto alle mie spalle. Quindi non è perfettamente esatto ciò che ho affermato poco fa. Comunque è strano pensarci ora, mentre la scatola di mais viene aperta con le stesse mani immobili di qualche attimo prima, e i minuscoli pezzetti di granturco fanno compagnia alle verdi foglie d'insalata. Ed è ancora più difficile trovarci un senso come cerco, ogni santa sera, di capire il perchè ceno sempre con le stesse persone come in una spirale di normalità che la mia mente tarda a comprendere.
E "Affari tuoi".
Mentre un anziano cerca di convincermi che la tizia accetterà l'offerta di sessantamila euro perchè è disperata.
Lei.
La carne la taglio ripensando al tragitto verso casa ed a come la presunta abitudine mi stava fregando senza possibilità di ritorno. Anche se qualcosa di diverso in quella passeggiata serale stavolta c'è stata.
Eppure avevo la stessa felpa che indosso da Dicembre e lo stesso libro che mi porto dietro da due settimane. E del resto avevo persino le stesse scarpe.
Che è difficile trovare il mio numero nei negozi "normali". A questo proposito ho un brillante aneddoto che devo per forza raccontare. Lo scenario è il seguente: centro commerciale di rilevanza quasi nazionale, una decina di negozi di scarpe, sportivi e non, io e mio fratello ci dirigiamo all'interno di ognuno di essi per uscirne poi con un paio di calzature adatto ai miei lunghi piedi.
Quarantanove e mezzo. Se sono di una certa marca. Cinquanta se sono della diretta concorrente.
Dieci differenti negozi. E per dieci volte, dopo lo strabuzzare degli occhi dei commessi, mio fratello sogghignava felice e divertito dalla cosa. E per dieci volte, quando uscivo, sentivo lo sguardo di quel commesso che nel frattempo aveva chiamato i colleghi per farmi osservare i piedi da lontano, mentre sparivo per addentrarmi nel negozio successivo.
Fine aneddoto. Non avevo mica detto che era divertente.
Camminando a ritroso il percorso che avevo effettuato all'andata stavo per arrivare giusto nella mia strada, quella che mi avrebbe fatto ritornare allo stesso luogo dove passo le notti. Tanto per chiarire il senso di abitudine che impermea quest'adolescenza tardiva che sto vivendo.
I lampioni erano tutti spenti. Tutti. Una buona parte del paese, o città, era al buio. Ma non è questa gran perdita. Con la luce sei costretto a vedere lo schifo con cui ti circondi per molte ore al giorno. Senza, puoi almeno immaginare che oltre quello che riesci a vedere c'è qualcosa di meglio.
Tipo tre tizi che stavano litigando perchè quello che porta la macchina "non se la sente", parole sue, e gli altri lo incitavano insultandolo pesantemente e minacciandolo di farlo molto male. Se domani ho notizia di una rapina il banca, so chi è stato. Ma non sapendo riconoscere macchine e facce, la vedo brutta sull'enorme aiuto che potrei dare alla polizia.
Camminando deciso ed a venti metri da casa, una vettura dietro di me decide che era giunta l'ora di sbandare. Vuoi per il buio, vuoi per le buche nell'asfalto, vuoi per la scarsa comprensione che ho io dei disegni celesti, mi ci ritrovo giusto davanti. Una di quelle volte in cui dici che sì, accompagnare a fare shopping la tua ragazza non è poi così male se pensi che potresti fare cose peggiori: tipo farti prendere in pieno da una tizia che ha deciso che quello è il tuo giorno fortunato. Il giorno in cui potrai constatare se veramente il sistema medico italiano è al collasso.
Comunque niente. Cioè niente di che. In conclusione non è successo nulla. La tizia, un'avvenente milf sui quaranta, si è poi ricordata come svoltare a sinistra con rapidità. E la mia immobilità lacerante è stata pressochè inutile all'intera vicenda. Mi sono fermato su me stesso come un DylanDog qualsiasi che osserva gli zombie spuntare dal terreno, senza comprendere che è meglio prima sparare e poi urlare frasi d'ordinanza.
La tizia comunque è scappata via in un imbarazzo di secondo.
Ora taglio la carne e ripenso a come quel momento sia stato un punto focale di queste ultime ventiquattrore. Niente pensieri sconvolgenti e destabilizzanti tipo "Oddio potevo morire" e "Oddio potevo morire senza sapere chi sarebbe stato il prossimo Papa, il prossimo Presidente del Consiglio ed il prossimo Presidente della Repubblica".
Poi guardando nella cassetta delle lettere ci trovo un opuscolo dei Testimoni di Geova. In poche parole mi chiedono (LORO A ME!) come mai Gesù è così importante dopo 1980 anni dalla sua morte. La mia risposta sarebbe stata che ha una buonissima agenzia pubblicitaria, ma nessuno poteva starmi a sentire in quel frangente. Ed odio fare abitualmente la figura dell'individuo che parla da solo. Che mai ho capito perchè è strano parlare da soli e non pensare da soli.
Comunque sul foglietto poi mi rivelano che loro sanno la risposta, e me la daranno il 26 Marzo alle ore 19 presso una sede in un paese vicino al mio. Sinceramente come promo preferisco quasi quelli di Sky sulla Formula Uno. Anche loro hanno avuto la possibilità di gestire un brand altrui, strausato per decenni dalla Rai come Gesù dai cattolici, ma almeno c'hanno le telecamere in hd e magari un canale dedicato solo alle ragazze portaombrelli.
La carne intanto è finita. I peperoni mi osservano dal piatto e si offrono come compagnia indimenticabile per la notte.
Ne approfitto. Nessuno è mai stato così contento di essere divorato dal sottoscritto. Divoro, bevo e concludo la cena. Mi alzo e penso da solo.
"Domani è un giorno migliore."
"Oggi è un giorno normale. Una frenata sull'asfalto cambia poco."
Chissà. Magari è la stessa cosa che pensò un triceratopo alla caduta del primo meteorite.

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