venerdì 22 marzo 2013

L'orrore al rientro.


Ero giovane ma qualcosa già capivo. Ogni volta che ritornavo da scuola era sempre lo stesso dramma. Mio padre esitava davanti al portone di casa. Inserire la chiave nella toppa era per lui il gesto più doloroso dell'intera giornata. La mattina, invece, usciva leggiadro e sereno senza badare al nemico che ci fissava, giorno dopo giorno, sempre dallo stesso punto, fisso, con l'occhio lungo di chi non ha nient'altro da fare, se non di essere messaggero di sventure.
Dopo un paio di minuti, in cui mio padre mi rassicurava che tutto andasse bene, spingeva con una forza tale come se volesse spostare tutti i suoi problemi in un solo istante. E lo sguardo ricadeva sempre su Lei. La cassetta della posta. Piena.
Ci provò mia madre a dare un segno di speranza. Ebbe la grande idea di smettere di comprare settimanali in edicola e di iniziare a collezionare abbonamenti, così da dare un senso ulteriore al lavoro della postina, mestiere ingrato che tutti volevano fare, come l'ufficiale Equitalia, dare brutte notizie alla gente ci fa stare meglio, l'importante è non riceverle personalmente. Ma almeno, a quei tempi, il postino cercava di portare anche buone nuove, certe volte.
Con l'avvento delle mail le lettere d'amore erano scomparse. La posta serviva solo ad annunciare pagamenti, fatture, solleciti, bollette e quant'altro comporti l'esborso di denaro. Mia madre ogni tanto puntualizzava che aveva avuto una bellissima idea a farsi spedire giornali, ma quando mancavano sei mesi alla fine dell'abbonamento ecco che iniziavano ad arrivare le richieste di rinnovo. Sei mesi. Per metà anno ti illudevano che stava andando tutto bene, ma poi erano pronti a farti capire che la proposta vantaggiosa dell'anno scorso aveva breve durata. Quindi dovevi fare presto: o rinnovi, o perdi tutto. Come una puntata sul rosso.

Era difficile essere un bambino negli anni 2011-2012-2013. Il terrore che avvertivo nella gente era palese, visibile. Mi ricordo intere chiacchierate tra mio padre e quello di Carlo davanti scuola, discorsi che duravano persino un'ora in cui affrontavano diversi argomenti: la politica, il calcio, la formula 1, il governo, il lavoro, per poi arrivare alle previsioni meteo. Su quest'ultimo il padre di Carlo, di cui ho perso memoria del nome ma so benissimo che si suicidò un paio di anni dopo, faceva sempre la stessa battuta: "oggi è prevista un'inondazione di bollette". Ridevano entrambi. Quando nessuno dei due voleva nemmeno sorridere. Poi ho capito che questa era una "risata tragica" o per stemperare la tensione. Non credo sia mai riuscito ad eliminare il buio che c'era nella mente del padre di Carlo. Mi ricordo benissimo di quando mio padre mi diede la notizia: piangeva ma non voleva darlo a vedere. Piangeva quando si voltava a prendere cose, penne, fogli, bicchieri, bottiglie, che in quel momento non gli servivano affatto. Mia madre, fu quella la prima volta, mi parlò del paradiso. Il luogo in cui tutti vanno quando non ci sei più sulla Terra e sei stato un uomo buono.
Ma una settimana prima, al catechismo, la signora Manna ci aveva detto che chi si toglie la vita non è degno del regno di Dio perchè ha sprecato il bene da lui concessoci.
Mia madre sbiancò. Forse fu quello il momento in cui perse la fede. O forse in occasione della comunione di mio fratello, quando il prete richiese una cifra esorbitante per officiare la cerimonia. Per quel motivo festeggiammo la giornata non al ristorante ma con una grigliata in cortile con pochi parenti. Mi divertii tantissimo.

Il tempo passava ed intanto la cassetta rimaneva lì, ad osservarci. Mio padre ebbe un'altra idea spettacolare: farsi inviare le bollette via mail. Niente più carta, diceva, e poi si risparmiava sulle spese di spedizione. Se pure fossero due euro ogni due mesi erano soldi risparmiati ed ogni centesimo è importante, almeno fino a che non ritornò la lira. Ma quello è un altro discorso.
Fu così che piano piano iniziò a non avere più paura della posta. Il massimo che poteva arrivarci, di veramente tragico, erano le proposte pubblicitarie di questa o quella piattaforma satellitaria che ci offriva la possibilità di avere una moltitudine di canali televisivi a soli tot euro al mese. Ma chi la guardava mai la televisione, si chiedeva mio padre, al massimo la partita alla domenica, dal signor Iccardi che ci ospitava volentieri, ma niente più. Mio padre continuava a ripetermi che in futuro dovevo fare tutto il possibile per avere "il tempo". Mi assicurava: innamorati, viaggia, credici e mettiti da parte un po' di tempo solo per te. Io non capivo. Ero piccolo e non riuscivo a rendermi conto come sia possibile mettere del tempo da parte, come in un salvadanaio, per dedicarlo a me. Successivamente, in interrail in giro per l'Europa, capii cosa mi volesse dire. E lo ringraziai mentalmente.

Oggi, quando scrivo, è finita. La posta fisica, materiale, cartacea, non esiste più. E forse era meglio prima. I pagamenti si effettuano in due secondi netti, solo virtualmente. La moneta, quella che si poteva toccare, è esposta nei musei. Anche se in qualche zona del mondo sta ritornando forte il baratto. Con tutta la tecnologia di questi tempi abbiamo perso la libertà. Siamo sempre connessi, 24 ore al giorno, sappiamo sempre dove i nostri amici si trovano, dicono, fanno, in tempo reale. E' come vivere in un'immenso acquario. Ora vivo in Repubblica Ceca, forse uno tra gli ultimi Paesi liberi. L'Italia è collassata anni fa, dopo alcuni referendum folli che fecero tornare prima la lira, poi i prezzi del 2001, e poi resero ogni prodotto estero difficilmente importabile. Il caffè finì dopo meno di un anno, e da lì iniziò la rivoluzione. Che non portò a niente, se non ad annientare un intero Stato. L'Onu, dopo due anni di guerra civile violenta, decise di usare la forza. Un'azione mai condotta in nessun Paese prima. Secondo la Nuova Costituzione, infatti, ogni forza straniera in territorio italiano era vista come nemica. E le Nazioni Unite non poterono far altro che annientare tutti. Indistintamente. Permettendo solo a poche migliaia di persone di scappare. L'Italia crollò soprattutto sotto il peso delle bombe intelligenti. Ora è solo un ricordo assopito nella mente dei nostri figli, che la loro terra non l'hanno mai vista.
Io e molti altri italiani stiamo cercando di tenerla viva. Scriviamo tutto il bello che aveva il nostro Paese. Lo facciamo su carta. E usiamo una rete fisica, di persone, che scambiano a mano i loro pensieri, le loro idee, i loro ricordi. Da Praga a Brasilia, da New York a Singapore, da Belfast ad Algeri. Come una moderna posta. Portatrice di speranza. E nulla più.

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