venerdì 17 agosto 2012

Napoli Centrale - Roma Termini



(Questo è un racconto a puntate: ci sono altre tre parti prima di queste, leggile sul bloggo!)

Certe volte penso che la vita non sia altro che una stazione. Un luogo dove si decide che direzione intraprendere per poi capire se la strada è giusta o sbagliata o qualcuno ha manomesso i binari, facendoci tornare indietro sempre più stanchi. Poi mi riprendo e mi odio per essermi trasformato in un Fabio Volo qualsiasi e capisco che nessuna direzione è decisa finchè non c'è quel briciolo di pazzia a farci scattare...no...di nuovo!
Mirko mi insulta in quattro lingue diverse mentre cerco di recarmi alla carrozza dove c'è Lei. Sono molto soddisfatto delle esperienze positive all'estero del mio amico, ma non è colpa mia se in questo momento si ritrova in un Napoli-Bologna senza alcuna ragione apparente.
"Sono su questo treno per colpa tua", ecco: appunto.
"Non ti ho chiesto io di seguirmi in questa cosa".
"Questo è il tuo problema: non lo chiedi a nessuno ma ci obblighi ad entrare nelle tue emerite stron...", si zittisce un secondo mentre ci avviciniamo ad una signorina niente male. Credo si sia anche lievemente imbarazzato. "...zate!", mi sbagliavo.
"La vita è mia e la gestisco io", non potevo scegliere una frase più da teenager possibile.
"La devi smettere seriamente di vedere serie tv per adolescenti, ti fanno male. Ma proprio male."
"Sono ancora un sognatore perchè cerco la donna della mia vita? O sono solo un pazzo per lo stesso identico motivo?", credo di averlo messo in difficoltà.
"No tu sei un coglione. Solo quello sei, e se vuoi te lo dico in dodici lingue differenti", mi sbagliavo, di nuovo.
"Ma la prima cosa che t'impari nei tuoi viaggi all'estero sono i turpiloqui?".
"Per capire un altro Paese devi prima capire come si insultano. Così puoi far finta di essere uno di loro. E ti aprono qualsiasi porta."
"In effetti..."

Mirko ha uno di quei lavori che sogni da bambino, quando inizi per la prima volta a dare calci ad un pallone e ti rendi conto che no, non diventerai mai un campione osannato negli stadi di tutto il mondo, e nemmeno bravo da giocare nei campetti di periferia. Sei solo uno squallido amatore che può deliziare gli amici nel calcetto settimanale e niente più. Quindi ti re-inventi per trovare una tua dimensione nell'ambito del calcio, perchè lo ami come sport e come passione. E cerchi talenti. In tutto il mondo.
Viaggi pagati, vacanze pagate, mirabili accompagnatrici pagate e ti pagano ancora se trovi qualcuno degno da trapiantare in Italia.
Brasile, Argentina, Messico, Spagna, Svezia e tanti altri Paesi. L'anno prossimo partirà per il Giappone convinto di trovare il nuovo Nakata. O magari un Capitan Tsubasa. Non è ancora esperto di giapponese ma è convinto di poter imparare sul campo.

"Come si dice l'insulto di prima in giapponese?", gli chiedo visibilmente curioso delle lingue orientali.
"Anata wa baka desu".
"Troppe parole per un piccolo significato."
"E' la frase completa, amico mio, la grammatica è importante".

Entriamo nella carrozza sette e la vedo. Fortunatamente ci sono due posti liberi. Di fronte o accanto, questa è la scelta. Senza dimenticare che il tizio con cui mi accompagno si siederà al posto che io non sceglierò.
Scelta difficile direi.
Affianco, inalando gli effluvi del suo delicato profumo e della sua pelle chiara.
O di fronte, per mandare segnali d'approccio vagatamete velati ed intavolare una discussione senza il rischio di decidere chi dei due deve usufruire del bracciolo in comune?
Mirko mi toglie da ogni scelta e si siede accanto a lei. Che insolente! Poi mi osserva come a volermi dire "che ci fai ancora in piedi, baka che non sei altro?".
Metto a posto la piccola valigia in alto, mi siedo, le sorrido, lei risponde di conseguenza. Sposta gli occhi lievemente verso l'alto come a voler ricordare dove mi abbia già visto. Poi rammenta, o inizia a pensare ad altro. Mirko intanto mi lancia la sua miglior espressione di odio e tira fuori l'Ipod dalla tasca. Meglio che ascolti la musica, non dovrebbe fare guai, almeno così.

E invece commette l'inenarrabile: prende possesso del bracciolo in comune con Lei provocando una smorfia del suo visino gentile, sbuffando dolcemente torna a leggere il romanzo che ha tra le mani, e ricade nella lettura.
Così onnubilato dalla sua vista non ho neanche notato che nello scompartimento ci sono altre tre persone oltre noi. Una vecchietta alla mia destra mezza addormentata, un signore in giacca e cravatta che legge "Il Sole 24 Ore" alla mia sinistra ed un tamarro appoggiato al finestrino alla destra di lei. E mi rendo conto che ho sempre odiato i posti in mezzo. Sempre.

Il treno corre veloce e non spiccico una mezza parola con Lei. Non so nemmeno il suo nome e cosa le piace della vita, qual'è il suo sogno del cassetto e quanti figli vorrebbe avere. E soprattutto non so se è libera o male accompagnata, perchè chiunque abbia come ragazzo, anche un sultano del Brunei, è pur sempre peggiore del sottoscritto. Certe volte mi stupisco di quanto narcisista sia.
Mirko intanto canta qualche canzone rap senegalese a bassa voce. O magari sta cantando l'Aida di Verdi, non so, e pian piano si lascia cullare dal dondolio del treno e corre a far compagnia alla vecchia al mio fianco nel magico mondo dei sogni.
Ma una voce fa capolino dal corridoio e ci fa sobbalzare tutti all'istante.
"Uè, bell'o frà, o'post e o mij. Aggiù prenotat, tre eur! Tre eur!"(*), dice mentre smuove incessantemente Mirko toccandogli una spalla, o slogandogliela.
"Non puoi sederti altrove?", risponde il mio amico non capendo che si trova di fronte un uomo sui trent'anni, visibilmete rotondo ed incline alle discussioni fisiche, di bassa cultura generale e amante dei giochi di squadra da poltrona, oltre che delle bellezze femminili di grossa cilidrata anteriore e posteriore. Ho sempre avuto quest'abitudine di capire le persone dopo una sola frase pronunciata.
"O' post è o mij, bello. Nun me ne 'mporta se ce ne stann ancor a n'ata part'. Aggiù pavat. E mò m'assett e si nun t vuò aizzà, chiamm'o cuntrullor.", due secondi dopo alza il volume della voce a livelli indicibili, "cuntrullò! Ar'ò cazz sta 'stu cuntrullor? Quann t faj o bigliett scumparn, quann non t'o faj stanno a diec ngopp'o tren!"(**), Mirko si alza per cercare di arrivare ad un accordo.
"Vabbè, ho capito, il posto è suo ed io mi sono seduto ignobilmente senza averne avuto il permesso. Le lascio lo spazio vitale per il quale ha pagato la somma di ben tre euri e le auguro una buona giornata ed un buon soggiorno", e conclude aggiungendo una frase in portoghese con un sorrisone sul volto. Non sono affatto sicuro sia stata una chiusura gentile.
"Mej accussì, sinnò ccà fnnev a palat! Vatten vvà, ricordt che t'aggiù graziat!"(***), afferma iniziando a posizionare l'enorme bagaglio sul montacarichi riposto sulla mia testa, sporgendosi mette in mostra un evidente tatuaggio situato sulla spalla sinistra con il volto di Lavezzi, ex colonna napoletana. Mirko non si fa scappare l'occasione.
"Ah...Ezequiel. Che bravo ragazzo. Quando gli ho parlato di Parigi come città in cui vivere ha fatto i salti di gioia. Quasi mi è dispiaciuto dire a Leo, il mio contatto, che lui era così interessato a partire...", due secondi dopo è già in fuga.
"Ssì stat tu o'nfam! E a me m pigln pe cul rà duj mes! Mò t'arravot e cerevell!"(****), lo insegue come un Hulk impazzito, provocando una risata celestiale a Lei.

Ride.
Ed io capisco perfettamente perchè sono su questo treno.

 (Note. Traduzioni per analogie delle espressioni in napoletano.
 (*) Mi scusi bel ragazzo ma quel posto è mio. Ho regolare prenotazione dal costo di ben tre euro aggiuntivi.
(**) Quel posto, mi permette di dissentire, è mio. Non ho alcun intenzione di sedermi altrove. E se non si alza chiamerò il controllore che, guarda caso, quanto compri il regolare biglietto scompare e quando ne sei sprovvisto te lo trovi ovunque.
(***) Ottimo, sarebbe stato inopportuno risolvere la questione con singolar tenzone. Ora la saluto. E ringrazi il cielo di non avermi sfidato.
(****) E' lei l'artefice della tragedia? E la gente, per colpa sua, mi deride da due mesi. Ha proprio bisogno di una bella lezione!)

(4- Continua)

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