lunedì 5 marzo 2012

Inutili nefandezze


Una sera andai a cena da Putin. A fine serata mentre nel suo lettone gli concedevo qualche grattino, mi fece una domanda che mi lasciò interdetto per qualche secondo: "Cosa ne pensi del monologo di Celentano a Sanremo?". Paura. In quel mentre non ricordai se in Russia fossero fan del Molleggiato come lo erano sicuramente di Toto Cutugno e Albano Carrisi. Di certo Pupo doveva avere un fan club da quelle parti ma il discorso è un altro. Non sapevo cosa rispondere, e considerando che in Russia sono ortodossi non credo che a Vladimir avrebbe fatto arrabbiare l'idea di Adriano di chiudere l'Avvenire e Famiglia Cristiana. Rimasi un po' sulle mie mentre gli passavo delicatamente avanti e indietro il mio indice sotto al suo collo, come se accarezzassi un gatto. Lui chiuse gli occhi e mi ripetè la domanda. Dovevo sicuramente rispondere. In breve tempo.
"Sai, Adriano ha ormai una certa età e ogni tanto sbrocca. Ma è solo perchè sua moglie è ingrassata parecchio. Se fosse stato ancora con la Muti invece..."
"Ornella. Gran donna. Silvio me la fece conoscere ad una cena a casa sua." - mi rivelò.
"Che tipo è?"
"Originale. Ma al trenta per cento ormai."
"Per fortuna ha fatto una figlia." Alla mia osservazione rise di gusto. Poi si accucciò sul mio fianco destro e si mise il pollice sinistro in bocca. Aveva questo simpatico vizio prima di addormentarsi. Piano piano mi spostai per far congiungere la sua guancia con il cuscino di seta. Lo lasciai che sonnecchiava felice ciucciandosi il dito e uscii in vestaglia nel corridoio presidenziale.
Superai con difficoltà i cadaveri ammassati dei ceceni e salutai i simpatici soldati americani che facevano foto allegramente con i martoriati e mi lanciai nel salotto presidenziale.
Sistemando allegramente il divano presidenziale accesi la tv e mi lasciai cullare dallo chef Tony. Finalmente l'avevo trovato. Avevo vagato per venti anni in centoventi diversi Paesi per trovarlo. Da quando è scomparso dalle televisioni nostrane ho cercato in ogni luogo i suoi coltelli. Li ho trovati dappertutto, ma erano solo delle volgari imitazioni. Lo chef Tony aveva gli unici Miracle Blade. Quelli originali. Forgiati con acciaio di Valyria. Ma lui era scomparso, da troppo troppo tempo.
L'avevo trovato. Ne ero sicuro. Era in Russia. E conduceva un programma di politica ogni sera sulla rete nazionale. Si chiamava от двери до двери ed era una copia spudorata di un identico successo italico dello stesso settore: La prova del Cuoco.


Chef si era completamente rinnovato il guardaroba. E non solo. Aveva anche fatto una plastica molto evidente. Pensava di passare inosservato ma quella quinta di seno, su un corpo perfetto come il suo, stonava un po' considerando i fianchi stretti. E il pizzetto.
Mi ero intrufolato ai piani alti, avevo usato il mio charme per ingraziarmi Putin e non solo. Dio solo sapeva cosa avevo fatto negli anni  precedenti. Ma ormai il dado era tratto, ognuno nella propria vita ha vissuto situazioni spiacevoli, è sceso a compromessi o ha fatto qualcosa di cui poi si è pentito tipo comprare un libro di Fabio Volo. Con dedica.
Scorsi la mia copia russa di E' una vita che ti aspetto sul comodino accanto al televisore ultimo modello. Era un'edizione speciale, con l'autografo dello stesso Volo e di Putin, che ne aveva curato la traduzione in russo. Non sono sicuro che nell'edizione originale ci fossero così tanti complimenti alla politica di Vladimir, ma chi sono io per affermare il contrario? Dovrei chiederlo a qualcuno che l'abbia letto in lingua originale, ma non ho amici o conoscenze del genere. Per il loro bene.


Tony mi fissò da dentro lo schermo mentre presentò gli ospiti. C'era Carmen Russo, fresca vincitrice dell'edizione locale dell'Isola dei Famosi. Memorabile quando ha impalato suo marito Enzo Paolo Turchi durante il gioco per l'elezione del leader settimanale. Con la vincita si regalò un nuovo lifting e un'aggiustatina al davanzale. Ora ci crescono baobab.
Vari leader locali di qualche partito inutile cercarono di intavolare discorsi mentre fissavano le poppe della Russo che assumevano la forma di un infinito. Il leader del movimento "Putin il migliore" fu visibilmente provato dall'esperienza che sembrava soccombere alle domande del leader estremista del partito "Putin il perfetto". Chef Tony, che lì si faceva chiamare Ilaria D'amico, colse la palla al balzo per esporre un paio di domande scottanti. Ma tutto questo dopo la pubblicità.
Ventisette interminabili minuti di spot elettorali mi colsero alla sprovvista. Dovevo uscire da quella casa prima che Vladimir si fosse svegliato e avesse incominciato a chiedere di me. Era sempre un po' adirato quando non mi trovava nel suo letto. Aveva paura che fossi da Barack. E' sempre stato un inguaribile gelosone.


Mi svestii della vestaglia di seta e capii che dovevo scappare. Scelsi la via della fuga più semplice: mi finsi Berlusconi venuto a chiedere soldi per le bagascie offerte. Mi camuffai in un batter d'occhio da Silvio, mi accorciai trenta centimetri con un preparato l'Oreal contro le rughe(era uno degli effetti secondari di poco conto) e ritornai nel corridoio. Qui, il servizio d'ordine, ebbe un moto di orrore alla mia vista. Divennero ad un tratto gentilissimi ma si capiva che erano in evidente imbarazzo. Uno dei due, in perfetto italiano, mi parlò: "Presidente, mi dispiace per l'uno ad uno contro la Juventus. E' una vergogna. E' un'ingiustizia!".
Acconsentii e forte della mia peggior imitazione, sempre più convincente della migliore di Gigi Sabani, gli feci un secco gesto con le mani e risposi: "I magistrati sono sempre contro di me. Contro la democrazia. Yuri, gentilmente, mica sai dov'è Vladimir? Qui ci sono troppe stanze e non so mai dove trovarlo. Mi dovrebbe ancora qualche migliaio di euri per le fighe!".
Sapevo che i due avrebbero cercato di farmi lasciare il palazzo nel più breve tempo possibile pur di non farmi incontrare il loro datore di lavoro. Mi lanciarono contro le scuse più oscene che dovetti far finta di indispettirmi leggermente e finalmente uscire.


Pochi chilometri mi separavano da Chef. Sempre troppi al mio avviso.


[1- Continua]

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