lunedì 17 ottobre 2011

Lo stupore



 PROLOGO

Previously on "Teatro"(da leggersi "tiatro")

D(faccia spaventata guardando verso il pubblico): C'è una bomba su New York!
F(pieno di sè): Dannati terroristi!

Stacco. Sala con enormi computer. I due seduti davanti ad uno schermo.

F: Eppure ci deve essere qualcosa da fare!
D: Dannati terroristi!

Stacco. F e D sono con uno strano ometto verde e le orecchie lunghe. Ha una spada in mano, alquanto colorata.

O(sta per ometto): La forza con te sia!
D: Li sconfiggerò, maestro!
F: Dannati terroristi!

Stacco. D e F fanno foto ricordo davanti alla bomba con alcuni turisti giapponesi!

T(sta per turisti, non posso mica dirvi tutto io!): 私は写真を撮ることができますか?
D: Ma certo, fratello mandorlato!
F: La facciamo schiena contro schiena alla telefilm americani anni 80?
D: Meraviglioso! Tanto so' giapponesi, là arrivano tardi le cose nostre.
F: Ma può darsi che ci arrivi prima "cosa nostra"! Ahahahah!
D: Sei squallido!
T: のろわれたテロリスト!

Stacco. D e F sono in aereoporto, ognuno con il proprio bagaglio a terra, si stringono la mano e si abbracciano.
D: Mi stai abbracciando in pubblico, ti rendi conto?
F: E' qualcosa di brutto!
D: Certo! Le mie fan penserebbero che sono un tenerone! Non lo debbono pensare!
F: Ma tu sei un tenerone!
D: Sì, ma loro lo devono scoprire man mano.

(Dopo poco, un rumore assordante fa vibrare tutta la sala d'aspetto. I due guardano fuori: un mostro gigantesco, di nove piani senz'ascensore, sta distruggendo la città!)

D: Te l'ho detto di non insultare i giapponesi! So' vendicativi. E prima ci bombardano con godzilla, poi con i kamikaze e poi, udite udite, con Naruto!
F: Sono cattivissimi!
D: E non ti ho parlato dell'arma più potente di tutte: ci spengono le Playstation!
F: Dannati giapponesi!

Non perderti la prossima puntata di Teatro(da leggersi, come già sapete, "tiatro") solo qui on "The blog-go of the writters"!


FINE PROLOGO

(Stacco. Si ritorna con D sdraiato sul muretto. Si gratta la testa, si alza, è visibilmente spaesato)

D: Che sogno strano. Io e F eravamo ancora insieme e salvavamo il mondo...Normalmente l'abbiamo sempre cercato di distruggere, però...ormai...son tempi andati. Fammi dormire un altro po', và!

(Ritorna a nanna e sogna, sogna tantissimo)



IL MERAVIGLIOSO MONDO DI DAVIDU'

Era un giorno di pioggia a Italandia, e il parroco del paese stava suonando le campane a festa. Gli abitanti erano entusiasti dell'inizio di giornata, finalmente l'estate era stata messa da parte e si poteva iniziare ad arrostire caldarroste, giocare attorno ad una tavola con la stufetta accesa e uscire di notte tutti gnudi per prendersi un febbrone assurdo se il giorno dopo si aveva un'interrogazione importante. Il paese gioiva, in queste giornate, perchè concidevano con la settimana delle fate. Leggenda narra che nei boschi attorno a Luttandia vivessero delle fate che si facevano vedere solo ad individui facoltosi e disposti a pagare per i loro servigi. Le fate, dai nomi arcaici e misteriosi di Ruby, Minetta, Carfa e Tommasa, si distinguono tutte per le loro eccezionali qualità. Ruby è la più piccola anche se dimostra almeno una trentina d'anni, come dicono le carte, e sa fare cose che le altre non posso più fare. Minetta è molto brava con la mente ma nel senso che mente sempre. Fa aprire la bocca a tutti, con tanta facilità, che molti riescono a fare lo stesso con lei in un secondo. Carfa è una dolce ragazza con forti principi morali, ma, purtroppo, si sa che le dolci ragazze subiscono sempre l'invidia delle invidiose indi viene etichettata come un'arrivista che è disposta a concupire tizi occhialuti dai cognomi divertenti, solo per arrivare al suo scopo. Tommasa, invece, è lievemente pazza. Di sicuro è una bella fatina ma, per andare sul sicuro, quando inizia a parlare bisognerebbe disconnettere il cervello, che tanto, di sicuro, non è quello che la colpisce in un uomo.
Le fate, quel giorno, ebbero la visita improvvisata di Davidù, un piccolo ragazzo di due metri del borgo di Italandia che, proprio per puro caso, decise di andare per funghi nel bosco attorno al proprio paese, giusto in quella giornata. Che poi i funghi manco gli piacciono. Che caso!

Davidù era un ragazzo abbastanza credulone. Credeva nell'amore vero, nel raggiungimento dei risultati in rapporto ai propri sforzi e, pensate un po', anche nel futuro. Che inguaribile burlone! Nel futuro! Ahahaha...ehm...scusate.
Davidù, dicevamo, era un ragazzo molto simpatico, nella sua semplicità. Riusciva a fare battute del tipo "quando i miei sforzi verranno premiati", "quando riuscirò ad emergere", "io ho un sogno e lo realizzerò", "non conta essere ricchi ma ricchi di spirito" ed altre, se mi passate il termine, minchiate del genere. Davidù allora, stanco di essere deriso dai suoi amici con tanta grana a disposizione, e non parliamo del formaggio, si recò nel bosco sperando di essere aiutato dalle quattro fatine. Avvistato il primo albero, scorse un cartello minaccioso che recitava così:

"Se entri in codesto luogo te ne pentirai. Perchè i fatti così come li vedrai, verranno cambiati immantinente da un uomo che di dignità ha niente"

Un po' impaurito ma ancora più convinto di sè, decise di sfidare anche gli avvertimenti più bislacchi che si trovò lungo la strada. Infatti notò come, all'avvicinarsi del cuore del boschetto, aumentassero i cartelli posti da chissàchì lungo il percorso. 

"Scappa dal processo, cambia sede adesso"

"Non tornare in questo luogo, rimani lì ancora un poco"

"Le acque si calmeranno, basta solo cancellare il danno"

"Cambia le leggi a piacimento, porta le proposte in parlamento"

"Ho bisogno di una donna!" "Ti vanno bene in minigonna?

"Se ti hanno intercettato dì che era un imitatore affermato"

Davidù non ci capiva poi molto e quindi decise di andare avanti per la sua strada quando vide la prima fata. Era Minetta in tutto il suo splendore, si provava un tanga davanti allo specchio magico, che sbavava dichiarando soddisfatto che Biancaneve gli faceva un baffo. 
"Chi sei tu, un cliente?" - chiese lei intransigente.
"No, sono un ragazzo che cerca un aiuto" - disse lui quasi muto.
"Oh, un'anima pià, che triste! Vuoi che mi tolga qualche veste?"
"No, non sono quel tipo d'uomo, penserei più ad un dono!"
"Posso togliermi il due pezzi, non ti faccio alti prezzi!"
"Lei è molto decisa, sarà il fascino nella divisa!"
"Diciamo che mi alletta, vestirmi da scolaretta."
"Comunque non ho nemmeno da offrirle un centesimo per avere un semplice incantesimo"
"Potremmo iniziare ad accordarci, senza soldo cui passarci!"
"La sua proposta è forte e chiara, ma non posso, mia cara."
"La tua forza è come un forte onda, mica sei dell'altra sponda?"
"No, ma ho da farle una proposta, se mi darà veloce risposta."
"Dimmi pure senza indugio, e poi facciamo qualche inciucio."
"E se finiamo di parlare in rima, così facciamo prima?"
"Ma certo Davidù, dimmi cosa vuoi tu."

Lo specchio, intanto, assisteva allo scambio di battute rimanendo con gli occhi incollati sul didietro della Minetta, niente lo avrebbe smosso dal suo lento osservare a meno che...

"Ora mi rivesto, però, non voglio prendere freddo." - e lo specchio si intristì - "dimmi cosa ti porta in questo luogo.
"Cerco una soluzione al mio problema." - disse in modo risoluto.
"Quale?" - chiese lei aprendo la bocca in una enorme "O" di stupore.
"Cerco il futuro!"
"E lo vuoi trovare qui?"
"Certo! So che voi ci siete riuscite, come avete fatto?"
"C'è voluta grande forza d'animo, oh giovane avventuriero, e una forte dose di fortuna". - ancora stupore.
"Dimmi tu, come posso fare! Ho speranze?"
"Beh, guardandoti, direi di no. Ti mancano dei particolari, poi però suicidarti e sperare di rinascere fata come me. Sai cos'ero io prima che mi uscissero le ali? Una lavorante."
"Oh! Sacrilegio!"
"Eh sì, andavo ogni mattina ad aprir bottega, se così si può dire. Poi ho capito che farsela aprire è un miglioramento niente male."
"Ma non posso riuscire, indove voi avete già raccolto. Sarebbe difficile costatando che non ho le vostre indubbie qualità."
"Lo so, povero pulzello, ma ti consiglio di continuare, di consigli utili ne puoi sempre trovare. Pensa che non è solo nostra la forza del potere, ci sono fior fior di tizi maschi da cui puoi andare."
"Vedrò, intanto continuò il giro. Ti ringrazio fata Minetta e, se posso permettermi, secondo me senza t-shirt è ancora meglio."
"Ma ti ringrazio, amico caro, me lo appunterò su qualcosa per ricordarlo." - e con enorme stupore, la "O" aveva raggiunto vette inimmaginabili per essere umano, la Minetta si denudò. Lo specchio, sconvolto, andrò in frantumi, Davidù corse verso altri lumi.

Continua...

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