lunedì 31 ottobre 2011

Il vero terrore






Considerato che ho un sonno disumano dormendo, a malapena e male, quattordici ore in due giorni(se non sapete fare i conti ve li semplifico: la media fa sette ore a notte), che ho mangiato riempendomi come un'otre per il consueto aperitivo del mesiversario, che è stato anticipato di un giorno, e per codesto motivo ora mi sento in colpa e vorrei andare a correre.

Considerato che fare attività fisica è una gran bella cosa ma con il sonno che ora mi sta colpendo non credo riuscirei a fare un buon tempo.
Considerando che, massimo massimo, per le 16-16 e 30 dovrei andare perchè sennò non faccio in tempo a prepararmi per lavoro e rischio di non vedere la mia amata prima.
Considerato che, quindi, c'ho massimo una mezz'oretta per scribacchiare qualcosa.
Considerato che devo poi decidermi a cambiarmi e mettermi in tenuta da corsa per poter poi fare jogging(che brutta parola!).
Considerato che, appena ho pensato di afare attività fisica, il mio piede destro ha iniziato a farmi male in maniera inaudita. Caviglia compresa.
Considerato che, avendo un 49 e mezzo di base, il mio pollice(comprensivo di unghia) può essere classificato come televisore a schermo piatto full HD.
Considerato che quello stesso pollice da venerdì, giorno in cui ho giocato la mia ultima partita in ordine cronologico di calcetto, mi fa male.
Considerato che, in fondo in fondo, mercoledì scorso ho giocato sotto la pioggia battente(e non bandiera liberiana).
Considerato che oggi fa un caldo disumano, almeno dalle mie parti e secondo le mie sensazioni.
Considerato che seppure dopo un po', se sento dolore, potrei sempre ritornare a casa.
Considerato che tanto lo so che non farò mai e continuerei pure sacramentando ad ogni passo.
Considerato che non c'è niente di meglio di una sana sfogata fisica, e non quello che pensate voi. Anzi, quello è il top, ma la corsa non fa mai male. A meno che non siete un novantenne cardiopatico.
Considerato che abitualmente corro in condizioni anche peggiori.
Considerato tutto ciò, e alla luce dei fattori ambientali, casuali e di cambiamenti repentini d'opinioni.

Il sottoscritto, luttazzi4ever, nel pieno possesso delle proprie facoltà mentali(e su ciò ho sentito un fottìo di risate laggiù in fondo) decide di scrivervi un racconto dell'orrore in fretta e furia, visto che siamo in tema con la giornata odierna di ViggiliaOggnissanti(fà più effetto in inglese, chissà perchè),  e poi distruggersi andando a correre. Ma orrore puro, mi raccomando di non leggere se avete tanta ma tanta paura dell'ignoto. Mi raccomando. Che poi lo so che mandate le lettere di protesta al sottoscritto. E non mi piace leggere tutti quegli insulti. E poi è inutile che dice che vi educhiamo male i bambini, se quegli insulti li avete scritti voi significa che le parolacce non gliele ho insegnate io. Intesi?

Meglio essere sicuri. Il Moige ancora non sa della nostra esistenza. Purtroppo. Mi piacerebbe tantissimo insultarli con fervore!

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Il perchè fosse successo tutto così in fretta, Furio, non riuscì a spiegarselo. La sua patria era stata distrutta, mano mano, senza che lui se ne rendesse conto. Aveva avvertito dei timidi segnali di pericolo quando, accendendo il televisore, aveva notato uno strano uomo osannare un ancor più strano personaggio. Ma aveva lasciato stare, finendo ben presto di porsi domande importanti che sicuramente non sarebbero interessate a nessuno dei suoi conoscenti. Poi, qualche anno dopo, iniziò lentamente a cambiare opinione su quel tipo. Aveva acquistato potere non si sa come, non si sa perchè. Aveva idee sballate, parlava di "libertà", "sacrificio", "comunisti", credendoci veramente in quello che diceva. E questo faceva ancora più impaurire Furio. Lui ci credeva. Non recitava un copione, ci credeva veramente. "Non è possibile", diceva Furio ai suoi amici quando si riunivano, "è un imprenditore che non c'entra niente con il nostro Paese. E' solo uno che ha ammonticchiato un botto di soldi e ora ne vuole ancora di più". Ma gli altri non lo capivano, gli altri erano già stati assoggettati al volere di quell'uomo.
E Furio rimase solo. I suoi amici lo bollarono come "rosso sovversivo", iniziarono a comprare i libri di Bruno Vespa, a discutere degli approfondimenti di Emilio Fede, a trovarsi preparati nel dialogare sui nuovi interessanti servizi giornalistici di Lucignolo. Furio era preoccupato. Tanto. E non sapeva come fermare quell'ondata di idiozia dilagante che stava distruggendo il suo Paese. Aveva escogitato manifestazioni, raccolte firme, petizioni, e anche comizi per cercare di distruggere colui che stava ammazzando la sua Patria.. Ma non ci riusciva. La gente non capiva.

Un giorno, mentre era ancora davanti a quella maledetta scatola, vide il volto del suo nemico ricoperto di sangue. Per un attimo esultò, felice, qualcuno aveva capito, pensò. Ma niente. Un secondo dopo capii che tutto quello che era accaduto lo riportava ancora in una condizione naturale di vantaggio. Perchè "l'amore vince su tutto", disse. "Perchè tanto odio?", si chiese. "Avrei potuto morire", rincarò la dose. E la gente, ancora una volta, lo amò sempre di più. Quel sentimento cristiano della compassione, nei suoi confronti, si trasformò nella seconda venuta del Cristo sulla nostra Terra. Il povero martoriato Cristo. Come il primo fu messo in croce, il secondo fu colpito da una statua del simbolo più importante di Milano: il duomo. Che è a tutti gli effetti una chiesa. E il cerchio si chiude. Picchiare un sant'uomo con un simbolo religioso è il più brutto dei delitti, seppur quello non sia stato un delitto, pensò Furio, mentre un poco, sotto sotto, ci stava ancora sperando.

E la sua battaglia, invece di scemare, continuò contro quell'approfittatore. Furio era al limite, possibile che il suo popolo, i suoi concittadini, i suoi compaesani, gli altri italiani, erano così ciechi? Mentre il suo oppositore si divertiva nella propria dimora con starlette, politicanti e minorenni, Furio era nella sua casa a pensare a come arrivare alla fine del mese per non perdere l'appartamento che tanto aveva penato per comprare. Mentre il suo oppositore baciava le mani dei dittatori, Furio lavorava dodici ore al giorno, in due diversi luoghi mentre malediva di non possedere il dono dell'ubiquità, per potersi sdoppiare e guadagnare il doppio. Mentre il suo aguzzino promuoveva incompetenti a Ministro, Furio spargeva sul mare le ceneri del suo povero padre appena deceduto, un uomo che aveva lavorato dalla tenera età di quindici anni fino ai settanta per vedersi poi corrisposta una pensione misera, infima, quasi inutile. Mentre il più potente uomo italiano si divertiva a scegliere le sue collaboratrici in base a pratiche poco ortodosse, Furio smadonnava e si sbracciava in mezzo ad un corteo, esortando i suoi amici, dei nuovi amici, alla non violenza ma a distruggere il proprio nemico solo con l'intelligenza.

Furio ora ha trentaquattro anni. E' ancora giovane, gli dicono. Ha un lavoro ma non ha il posto fisso che cerca disperatamente. Non ha una laurea perchè ha dovuto lavorare fin da quando ha finito il liceo. Ma questo non l'ha mai intristito più di tanto, ne conosce tanti di amici laureati e disoccupati. Ha conosciuto Lisa, fa la bassista in un gruppo rock, un'altra sognatrice. Si sono fidanzati ufficialmente dopo cinque anni insieme. Hanno vissuto le stesse battaglie. E continuano a combattere. Ora, Lisa, è incinta. Furio è contento e terrorizzato. Perchè il suo bambino, o la sua bambina, nascerà in questo mondo malsano, ma soprattutto in questa Italia che non ha fiducia in lui. E se ci pensa, forse, riuscirà anche a trovare delle ragioni per cui vivere o almeno essere felice. E tra queste ci sarà l'amore dei suoi genitori che, seppur in difficoltà, hanno saputo unirsi per combattere un mostro troppo difficile da abbattere. E forse un giorno ci riusciranno, loro combatteranno sempre più per far sì che il loro bambino non veda cosa che un bambino è meglio non conosca.

I servizi taroccati di Minzolini.
Le ragazze discinte a trecento euro a rapporto orale, che ora siedono per un incarico pubblico pagato dalle nostre tasse. Le stesse ragazze, ora, dovrebbero decisamente sollazzare gratis ogni italiano onesto. Per pareggiare i conti.
Le urla di Ferrara e i suoi ragionamenti bislacchi.
Bossi.
Sandro Bondi e l'impossibilità di capire il perchè sia stipendiato dallo Stato.
L'ignoranza della Gelmini.
Scilipoti.
La rabbia di La Russa verso qualsiasi forma vivente.
L'omofobia dilagante.
L'ape regina.
Le starlette in Parlamento(e poi ci si lamentava di Cicciolina)
Gli editoriali di Feltri.
La Santanchè. Se esiste qualche entità superiore, l'avrebbe già fulminata.
Le figure di sterco a livello internazionale.
Un ministro degli Esteri che non conosce l'inglese.
Il ponte sullo stretto. Che è veramente meraviglioso, bisogna dirlo.
Gli insulti agli avversari. Chiunque essi siano.
La macchina del fango.
Leggi ad personam.
La consapevolezza di poter fare tutto ciò che si vuole, perchè il popolo è ignorante.
I libri di Bruno Vespa. E le sue trasmissioni.
Lele Mora.
E tanto tanto altro ancora.

Furio ancora chiede: "ma non vi fà orrore tutto ciò?" ai suoi ex amici, quelli che lo avevano abbandonato anni fa. Loro abbassano il capo e cercano scuse. Niente è per sempre. Neanche lui.
Ma non si può puntare sulla natura per chiudere le cose. Bisogna reagire.

E combatte. Ancora. Un giorno vincerà. Lo farà per lui, per Lisa. Per Dylan o per Cristina. Lo farà per suo padre. Per il suo insegnante di diritto delle superiori. Lo farà per Ettore, il suo primo capo, colui che fu costretto a chiudere per uno Stato assente. Lo farà per se stesso. Lo farà per il suo Paese.

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