venerdì 22 aprile 2011

"Ho già fatto tutta questa strada?"


Poco tempo fa mi è venuta in mente qualcosa a cui, fino ad ora, non avevo ancora fatto caso: ho ventiquattro anni. Ora, so cosa potete pensare: "questo è un idiota che non sa neanche la sua età", e ci sbagliate però. Sicuramente è vero che sono un idiota ma è sicuro che so la mia età. Il fatto che ho ventiquattro anni, che sono relativamente pochi per chi ne ha il doppio o anche il triplo dei miei, implica che ho già vissuto ventiquattro anni. Sono tanti, se ci si va a pensare. Già sono arrivato a ricordarmi poche cose della scuola superiore, alcune delle medie e minime delle elementari. Sono decisamente cresciuto. Son passati dieci anni da quando iniziai la ragioneria. Dieci anni. Sinceramente non mi sembra che sia passato tutto questo tempo ma sono qui, con un botto di barba che dovrei radermi prima di domani sera(sennò mi cazzieranno a lavoro) e un pizzetto che mi fa sentire figo. E' un'impressione mia, non è che lo sono veramente.

E pensando al fatto che son già ventiquattro anni che rompo le scatole ai miei genitori e ai miei fratelli, ho pensato a quante persone che ho conosciuto in quest'arco di tempo ormai sono passate oltre, non solo nel senso più brutto. Penso alle mie maestre delle elementari ormai in pensione. Penso ai miei amici delle scuole medie che chissà dove mai saranno, e alcuni sinceramente non vorrei neanche saperlo. Penso ai miei compagni delle superiori, a quelli che mi deridevano o mi indicavano solo come la "macchietta" o manco quello. A quelli che pensavano che non avrei mai concluso niente e a quelli a cui non interessava alcunchè della mia vita. Penso ai miei professori che ho odiato e ora tormentano altre scolaresche, penso al mio ex capo del servizio civile che ha due figlie, ora. E quella che tenevo in braccio e si addormentava sempre quando la cullavo io, chissà come si è fatta grande e non sa chi io sia. Penso a quello che mi stava antipatico al servizio civile, spero che abbia cambiato testa, sia diventato finalmente grande. Ci spero ardentemente, anche se conto di non incrociare più i suoi passi. Penso ai miei colleghi di quel frangente, a come un anno della nostra vita alla fin fine non sia niente perchè tutto passa, tutto si dimentica. Penso a Sergio. Un omone di un metro e ottanta, proveniente dall'est, e pure più che portava casse di cocomeri a destra e a manca, quando lavoravo al mercato ortofrutticolo. Conosceva poche parole in italiano ma si faceva capire e lavorava senza dire niente, salvo poi esplodere in fragorose risate quando cercavamo di instaurare un dialogo fatto di gesti e mezze parole. Penso a tutti quelli che sono passati veramente oltre e che ho conosciuto. Ce ne sono molti che neanche so come e se sia successo. E non mi vien da pensarci ora, anzi, spero non mi venga da pensarci mai.

Alla fin fine ho solo ventiquattro anni. Sono ggggiovane, anche se la mia generazione sembra ormai passata. Mi capita già di dire "ai tempi miei" nelle conversazioni. E siamo ancora nel 2011, figuriamoci nel 2020 o 2030. Per quegli anni conto di aver trovato poche cose in più della mia vita attuale.

Spero di avere questo gruppo di amici, spero che non ci si divida perchè starei veramente male. Al sol pensiero di partire, a fine anno scorso, ero crollato. Ora mi sento stabile, non eccessivamente, ma bene.
Spero di avere un lavoro decente, in Italia. Oggi l'ho trovato, e ne sono contento. In futuro vedremo il vento da che parte girerà.Spero di avere ancora quella splendida donnina al mio fianco. Spero di svegliarmi ogni giorno con il suo sorriso. Perchè è difficile, anzi è impossibile, trovare l'amore perfetto. Non esiste e l'ho già spiegato. E non voglio neanche che sia perfetto. Voglio che il mio amore sia anche difficile ogni tanto, ma voglio che ci sia. Perchè solo lei in alcune occasioni riesci a farmi stare bene. E se piango quando penso che non avrei potuto conoscerla, son certo che l'amo e l'amerò per molto tempo ancora.

Tre semplici cose alla fin fine. Se ci aggiungiamo anche la salute siamo nel quadro perfetto delle ovvietà. Ovvero amore, amicizia e lavoro. Quello che cercano tutti e vogliono tutti e che poi nessuno si sa tenere. Io punto al meglio. Il tempo mi darà la risposta. Non prima di altri nove o diciannove anni.

E ne vedrò di gente che passerà sullo sfondo da qui in poi. Spero solo di ricordarmeli tutti, d'altronde se lo meriteranno: si sono sopportati il sottoscritto.

(*) Immaginate il sottoscritto che cammina in una specie di highway americana. Quelle che non finiscono mai col solo il deserto a fare compagnia a destra e a sinistra. Io sono lì, che cammino a piedi con la gola riarsa e una voglia irrefrenabile di gelato al tamarindo. Mi distruggo i pollici a forza di chiedere autostop a chiunque passi da quelle parti. I coyote e gli avvoltoi giocano a pari e dispari su chi mi deve dare il mio morso. Sto per accasciarmi quando una macchina si ferma, accosta. Dal posto di guida una gentile signorina, lei, si toglie il cappello da cow-girl e mi fa:

"Un passaggio?"
"Dove vai?"
"Dove vai tu."
"Devo rispondere prima io?"
"No. Intendo dovunque tu vada, io andrò. Ciò che tu vuoi, io vorrò."
"E se volessi un bacio, un figlio, un domani?"
"Ti darò ciò che vuoi! Allora, andiamo insieme?"
"E me lo domandi pure? L'ultimo che si è fermato era un cinquantenne che voleva un servizio in cambio del passaggio. Ovvio che accetto!"
"Siamo ancora ad un terzo lo sai?"
"Di cosa?"
"Della vita!"
"Secondo le ultime statistiche manco a quello!"
"Ma ora andiamo avanti insieme, no? Sarà tutto più bello."

Chiudo la porta. Lei parte. Metto la testa fuori al finestrino mentre lei accelera. Arriva sui cento orari, la strada è sempre dritta. Si nota qualche curva in lontananza ma ancora deve arrivare, ci si potrà pensare in futuro, quando le si vedrà da vicino. Mi guardo avanti, c'è il sole. Mi guardo indietro: i coyote e gli avvoltoi si intristiscono, finiscono di giocare a pari e dispari e iniziano con la battaglia navale. Beati loro che hanno tempo da perdere. Comunque guardo la strada avanti: è lunga, molto lunga. Guardo quella dietro, è lunga anch'essa.

"Ho già fatto tutta questa strada?"

Non me ne ero mai accorto, finora.

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