sabato 30 ottobre 2010

Chiara come l'acqua



L'uomo vuole solo divertirsi, mettetevelo bene in testa. Anche la donna, sia chiaro. E' tutto un modo, l'amore, per cercare sollazzo gratuito. Perchè in questa società merceologica in cui viviamo tutto ha un prezzo. Anche il sesso, ed è quello che ricerchiamo sempre, ma gratis. Le pubblicità di telefonini con discinte starlette televisive, i calendari, i varietà televisivi con giovani pulzelle che mostrano la merce, servono solo a questo: al sesso gratuito. Sono palliativi, per gli uomini e anche per le donne. Vedere per vendere. Vedere per comprare. Comprare per pensare di avere. Il sesso è l'unico pensiero costante del nostro corpo, e non solo maschile. Altro che l'amore. Non è che uno un mattino si sveglia e pensa: "Oggi troverò la donna della mia vita, ci piaceremo e tra un mesetto o due andremo a letto e faremo l'amore". No. La mattina si pensa: "Speriamo che oggi si tromba". Questo è il nostro mondo, questi sono i nostri desideri e per questo, amici miei, vi esorto a comprare il mio libro intitolato "Cosa vogliamo veramente". In copertina c'è la foto di Jessica Sartoretti, la più grande star vivente di questi ultimi tempi. Con alcune sue foto piccanti, anche durante il libro. Comprate e non ve ne pentir..."

Chiara spense la televisione domandandosi il perchè l'avesse accesa. Non c'è niente in quella scatola che le sia mai interessato veramente. Ne ora, ne in passato e forse neanche in futuro. Guardò la sveglia posta sul comodino. Segnava le 23 e 04, il pensiero volò a qualcosa che era meglio dimenticare. Chiuse gli occhi, forse per eliminare quel momento o riviverlo di nuovo. Quando era felice. Ogniqualvolta ripensava al suo volto lei sorrideva. Anche quando stava piangendo. C'era qualcosa in quel viso che la faceva sempre ridere. Uno sguardo, una smorfia strana, qualsiasi cosa. Riusciva a tirare fuori il meglio di lei in pochi attimi. E intanto non c'è, non c'è più quel tempo, non c'è più quel sentimento, non c'è più neanche la voglia di andare avanti. Si tuffò sul letto, a pancia in giù, le lacrime scendevano come piccoli ruscelli di montagna, si addormentò stremata.

(Due anni prima)

A molti la pioggia da fastidio, o perlomeno tristezza. Svegliarsi al mattino e vedere che il sole è da un'altra parte fa iniziare male la giornata. Per Chiara no. Chiara ama l'acqua che scende dal cielo. La adora. Tifa per le giornate piovose, esulta quando arriva l'inverno, piange a Giugno, aspetta l'autunno d'estate. E' strana, Chiara. Così le dicono tutti quelli che amano il sole e il caldo. Dicono che non sa divertirsi, perchè quando fuori piove si rimane in casa. Indi non ci si diverte. "Non capite", risponde sempre lei e se ne frega. Indi esce, pure sotto la pioggia, col suo ombrello azzurro, che ha da dieci anni, da quando era ancora ragazzina. Suo padre glielo donò prima di andarsene e lei ne fu entusiasta. Era un normale ombrello, sia chiaro, ma per lei rappresentava una parte immensa della sua eredità, ed era il suo più grande ricordo del papà. Ancora oggi si ricorda di quando, all'uscita da scuola, a nove anni, si ritrovò sotto la pioggia, da sola, tutta bagnata. Il padre arrivò con solo cinque minuti di ritardo, di corsa, dispiaciuto, lei non se ne curò perchè aveva iniziato a ballare. Sotto la pioggia. Abbandonando la cartella in un angolo, nel cortile davanti scuola. Il padre arrivò, la vide, e non potè fare a meno di rimandere bloccato, immobile, sorpreso nel guardarla. La sua grazia, la sua bellezza, erano qualcosa che andavano molto più in là del semplice orgoglio di padre. Era bravissima. Era meravigliosa. Era completamente spugna d'acqua. Ma sembrava non rendersene conto. Lei e la pioggia erano una sola cosa. Quando Chiara lo vide, iniziò a ridere di gusto. Vide quell'uomo enorme, così se lo ricordava, che piangeva con l'ombrello azzurro a ricoprirgli la pelata, e corse ad abbracciarlo. Quell'episodio ebbe molti strascichi: un corso di danza, terminato con la rottura dei legamenti un mese prima del debutto da professionista, un legame ancora più forte col suo genitore, e una febbre a 39 che l'accompagnò per una settimana.

Ancora oggi, Chiara, cammina sotto la pioggia senza ombrello, quando è lieve lieve. Ha imparato la lezione, ma adora sentirla su di se, in certi giorni. Oggi è uno di quelli. Da stamattina ha visto, sì e no, tre persone in mezzo alla strada camminare a piedi. Gli altri son tutti guidatori stanchi, dato che il traffico peggiora nei giorni di pioggia. Lei però adora camminare, non ha ancora preso la patente, pur essendo una venticinquenne, afferma che non guiderà mai, finchè esisteranno i mezzi pubblici e le sue gambe la manterranno. Oggi ha un colloquio. Il posto non è lontano, un quarto d'ora di evita-pozzanghere e il gioco è fatto. Arriva alla sede, con ottimo anticipo. Suona il citofono, la voce della segretaria è paziente e gentile. Sale i tre piani che la separano dall'ufficio piano piano, per non arrivare col respiro affannato. Bussa, ottiene risposta ed entra. Nell'anticamera c'è solo la scrivania della segretaria e qualche sedia vicino al muro.

"Buongiorno"
"Buongiorno a lei, è qui per il colloquio?"
"Sì, sono in ritardo?"
"Certo che no, anzi è stata la prima a presentarsi. Il cognome è?"
"Giacomelli. Giacomelli Chiara."
"Certo. Prego, entri. Il direttore la sta aspettando."

Apre la porta, osserva la stanza. C'è un po' troppo odore di chiuso per i suoi gusti, la parete è stata appena ritinteggiata e la puzza di vernice crea un miscuglio difficile da sopportare. Stringe i denti e va avanti, senza badarci troppo. Allunga la mano al direttore, uomo sulla quarantina, molto affascinante, sorriso intrigante, peccato che già occupato, una fede enorme spunta dalla sua mano destra. Rompe lui il ghiaccio.

"Buongiorno signorina Giacomelli. Si accomodi."
"Buongiorno a lei, mi ha riconosciuto dalla foto sul curriculum?"
"Una foto che non rappresenta perfettamente la grazia che emana, direi. Comunque sì." - Chiara arrossisce.
"La ringrazio."
"Non mi dica che si intimidisce per un complimento. Chissà quanti ne riceve al giorno!"
"Non così tanti come sembra, comunque tutto bene. Andiamo avanti." - Sorride.
"Allora, signorina, qui cerchiamo una ragazza spigliata, decisa, concreta e che sa cosa vuole. La nostra azienda, che come ha capito non opera in questo studio, ha bisogno di risorse umane ottime. E lei potrebbe far parte di questa grande famiglia. Dal suo curriculum noto che ha ottime credenziali. Le potrei chiedere del perchè ha abbandonato il suo precedente lavoro?"
"Sono motivi personali, mi dispiace". - si incupisce.
"Non intendevo farla intristire, la prego, mi perdoni."
"Perdonato, non si preoccupi" - sorride, di nuovo.
"Ora, lei è brava. Io ho un gruppo di ragazze valide dove devo scegliere chi mi affiancherà in questo lavoro, perchè lei sa che lavorerà a stretto contatto con il sottoscritto. Indi, signorina, lei deve capire che questo lavoro ha bisogno di unione, cooperazione e tanta affinità."
"Certo, è chiaro."
"Indi, le chiedo gentilmente, se può denudarsi e avere un rapporto con il sottoscritto. Ora. Su questo tavolo". - Chiara è sorpresa, sconvolta. Rimane a bocca aperta.
"Sta scherzando, giusto?" - chiede, spaventata.
"Certo che no. Le parlerò chiaro, signorina Giacomelli. Io devo scegliere tra dieci ragazze. Tutte abbastanza attraenti e con esperienze simili. Devo trovare chi sia in grado di darmi ciò che voglio. E se lei non rientra tra queste, è meglio che se ne vada." - Chiara, si alza, si inizia a sfilare il copriabito.
"Sapevo che ci saremmo messi d'accordo, e poi lei è la prima. Indi non avrò bisogno di altri colloqui." - si avvicina per baciarla. Ottiene uno schiaffo violento che lo fa cadere sulla scrivania. Senza scomporsi, rimette a posto tutti gli oggetti e si risiede sulla propria poltrona. Biascica un "le faremo sapere" e inizia a scrivere chissà cosa su un foglio di carta. Chiara esce sbattendo la porta. Non ricordandosi di prendere il suo amato ombrello, saluta la segretaria che la fa uno sguardo da "io so" e ritorna al computer. Chissà se anche lei pratica "cooperazione" col suo capo. Non vuole pensarci. Scende in strada, osserva l'inizio del diluvio e si danna per la perdita del suo ombrello. Non vuole ritornare sopra, indi prende un cartone abbandonato dall'edicola lì di fianco e si avvia verso casa. L'intensità della pioggia aumenta.

I tacchi son difficili da gestire quando l'asfalto è bagnato, ma Chiara è abituata. L'infortunio gli avrà compromesso l'attività artistica ma le sue gambe, e la sua tenacia, riescono a tenere in queste piccole cose. Gira in una viuzza semi abbandonata. Osserva un uomo reggersi a fatica, che sembra cadere a terra e poi inizia a trascinarsi con fatica. Lo vede sedersi sotto un portone, la pioggia sembra aumentare ancora di più, decide di fargli compagnia e vedere se ha bisogno di aiuto. Lo raggiunge, lo osserva e gli parla.

"Ed io che pensavo di essere l'unica sfigata oggi. Sarebbe così gentile da farmi compagnia finchè qualcuno, la sopra, non chiude il rubinetto?"

Lui non parla, smuove solo la testa. Chiara si siede, incrocia le gambe e inizia a parlare.

2 - Continua

1 commento:

Carmensì ha detto...

Mi piace Chiaretta sisi! Molto interessante come racconto*_*Voglio sapere come va a finire...uffi ma è inutile che te lo chieda tanto non mi dirai niente:(
Alla prossima.
baci.

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