venerdì 16 luglio 2010

La leggenda di Mang'isse - 7° Puntata



Ecco l'ultimo episodio, indi finalmente via il dente e via il dolore. Un ringraziamento a chi ha letto tutta la saga, a chi l'ha trovata brutta, a chi magari ha riso e anche a chi non ne ha letto nemmeno un pezzetto. Sarà per la prossima. Buona lettura.

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Epilogo

I due avventurieri ritornarono a casa, arrivarono nella piazza principale della cittadina e convocarono nobili, popolani, e membri della corte del re. Spiegarono di come avevano sconfitto il mostro invincibile. Della potenza con cui il dirompente Mang’isse gli aveva dato un pugno e gli aveva fatto saltare la testa indi, per dar prova effettiva del loro coraggio, furono costretti a tosare parte dell’immondo bestìo. Il sacco con i resti dell’animale fu visionato da tutti i presenti, Mang’isse, a questo punto, fece la propria richiesta. L’ambasciatore del Re ascoltò il desiderio dell’indubbio eroe.
“Popolo, amici, lord signori. Nella foresta io ho visto qualcosa che non avrei mai voluto quantomeno osservare. Ho notato, nella boscaglia, i resti spezzettati, sbriciolati, sbrindellati e disossati del povero “Cavaliere azzurro, amico di tutti e difensore della Libertà nonché delle pulzelle abbordabili” – un coro di tristezza si udì alla ferale notizia. Poi continuò. - “Ma ho trovato questo manoscritto, accanto ai suoi resti, dove afferma che io solo sono il suo unico erede e che chiunque cerchi d’infangare il mio nome è come se facesse un torto alla sua persona e meriterà di essere tormentato a vita. Per ciò, indi vi chiedo di accettarmi quale nuovo cavaliere azzurro e desidero una villetta nella foresta. Oltre che cibo gratuito ovunque vada e, visto che ci sono, una deliziosa pulzella a mio uso e consumo!”
“Che ciò ti sia concesso” – decretò l’ambasciatore. Poi, indicando Carlo degli Indecisi disse: “E tu, cosa desideri?”
Il giovane osservò la piazza, le facce della gente, lo stupore nei loro occhi. Si fermò sulla bellezza dei sorrisi dei bambini ma soprattutto sul candore della principessa Agata dei Malanni. Si inginocchiò davanti a lei e le disse poche semplici parole: “Io desidero solo starle accanto per tutta l’esistenza, mia signora. Le giuro di non abbandonarla mai, e di darle tutto ciò che posso. Io per lei, lei per me. Insieme. Per sempre”
La folla era col fiato sospeso per la risposa della principessa. Tutti attendevano che aprisse bocca e che, magari, finalmente, trovasse l’amore.

(Ed ora, caro pubblico, bisogna scegliere tra tre finali. Fate vostro quello che più vi aggrada!)




Finale 1

La principessa accettò l’amore del Carlo, toccò le mani del giovane che venne colpito dal veleno e decesse tra atroci sofferenze. Intanto Mang’isse, per puro caso, trovò una damigiana di antidoto per il veleno della nobile che viene completamente inzuppata dal composto. Vinse, con voti eccellenti, il titolo di Miss Principessa Bagnata, guarì completamente dal suo male orrendo e, per l’eterna gratitudine, sposò Mang’isse e vissero per sempre felici e contenti. Carlo, di par suo, ottenne per la sepoltura il cognome “dei Malanni”.

Finale 2

Carlo, notando l’indecisione della pulzella, decise di declamarle un suo nuovo componimento.
“E levatell’a minigonna
fatti guardare sei bellissima tu
mi sta salendo il cuore in gola
l’adrenalina sale sempre più su
e vola via il mio pantalone
emozionato mi avvicino a te
che scustumate so sti’ mane” – ed in questo punto venne picchiato da tutta la scorta della principessa, dal popolo, dalla corte del re e dall’ambasciatore. Infine andò a vivere con Mang’isse e diventarono la prima coppia gay dichiarata di quel tempo. Con, ovviamente, un orso gigantesco come animale domestico.

Finale 3

Carlo, notando l’indecisione della pulzella, decise di declamarle un suo nuovo componimento.

“Scrivere me pare normal
si ij o'facc c'o cor
pensann a'tte che si o'sal
r'a vita mj,
c'a tu si o'sol
r'a journata mj.


Guardann't in'da l'uocchie,

vec comm te siente

tutt'o mal c'a te sient n'guoll

tutt'o ben c'a te facc.

E si ij pens a chi,

pe tant'ann a me

comm carta stracc m'ha trattat,

comm a na petacc m'ha jettat,

capisco che ttutt chest aer'a passà

pe te put'è trovà

pe te put'è vasà.

Perchè è normal
rir't cc'a si bell,

pecchè è facil
rir't cc'a si a sol

bast sul truvà e parol
ma s'i nun se sent'n nun so bbon.


Ma,ij, si te scriv tutte sti cos,

è pecchè pe mme si mej e na ros,

che ancor nun sso ssent e sta a sboccià,

ma ij a guard e,

n'do cor mj,
nun me voj cchiù ij r'a ccà.”


La principessa pianse e pianse e ripianse ancora di commozione. Dal suo corpo fuoriuscirono lacrime nere come la pece, tutte le persone presenti rimasero col fiato sospeso. Terminato il lungo pianto, la delicata ragazza si avvicinò a Carlo, che era ancora inginocchiato, lo aiutò ad alzarsi e lo baciò dolcemente. Il timido esserino si emozionò così tanto da farsi chiamare, per quel breve istante, Carlo degli Entusiasti, poi accettò con grande piacere il bacio della principessa e la avvinghiò a se in un’estasi d’amore vietata ai minori di anni quarantadue. La ragazza, che non aveva mai provato tali esperienze, recuperò il tempo perduto in un istante. I due, dopo l’estasi del momento, convolarono a giuste nozze, ebbero ben otto piccoli Carletti e assunsero Mang’isse come assaggiatore reale. L’orso condusse una vita comoda ed agiata nella sua casa super accessoriata nella foresta. Maciste rotolò per altri due anni prima di essere fermato e dichiarato deceduto. Infine, la contea di Altar vide anni bui davanti a sé dopo l’ascesa al potere di Silvio I, il portatore del sacro libro della Libertà.
Ma questa, se permettete, è completamente un’altra storia.

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