lunedì 22 marzo 2010

Primo Giorno - Buio



Mi chiamo Allison Thorne. Non so perché stamattina ho deciso di scrivere questa specie di diario. Ma so che ho paura. E forse questo è l’unico modo per scaricare la tensione. Scrivo tutto ciò nella speranza, un giorno, di riderci su e di far finta che niente sia successo veramente. E forse è così, anche se non ne sono così sicura. Il mondo sta cambiando, le persone stanno cambiando, io stessa non so più cosa e chi sono. Ho paura. Tanta paura. E’ normale. Capita se un giorno ti svegli e scopri che il sole non è sorto, e ti si sconvolge tutto.

Buio. Completamente buio.

Alle dieci mi sono alzata e ho visto cosa stava succedendo. Gente in preda al panico predicava l’Apocalisse o la fine del mondo. Altri cercavano di tirar fuori ipotesi scientifiche da quattro soldi. Altri ancora fissavano un punto invisibile nell’universo. Il posto che fu del sole. Il posto che fu della luna o delle stelle. Niente. Un cielo nero, che ti entra dentro e ti ammutolisce. Un cielo oscuro, che non ti fa parlare.

Buio. Solo buio.

Le illuminazioni stradali sono state ripristinate quando la centrale elettrica ha capito che eravamo in piena crisi. Ho acceso la televisione per controllare le ultime notizie. Ho letto su qualsiasi sito internet. La paura è mondiale. In qualunque parte del globo ognuno è sconvolto. Chi, in questo momento, in Europa sta dormendo, domani si sveglierà in preda al terrore. Il sole non è sorto, la luna è scomparsa, le stelle sono svanite. Nei telegiornali dicono che l’ansia ormai è dilagata. La rete mondiale è quasi al collasso. Miliardi di persone hanno aggrappato speranze ad internet senza trovare alcuna benchè minima risposta. E io ho paura. Per me, per Alan, mio marito, per Chase, il mio bambino.

Buio. Sempre di più.

Alle tre di pomeriggio è stata indetta una riunione al quale tutta la cittadinanza è stata invitata a partecipare. Forse è solo un modo per stare tutti insieme e farci coraggio l’un l’altro. O forse si cerca veramente di trovare un motivo di questo strano fenomeno. Nel “City Building”, che può contenere al massimo mille persone, c’è una folla assurda. Sembra quasi che ogni abitante della città sia venuto ad assistere. Schermi giganti sono stati approntati all’esterno dell’edificio. Non erano mai stati utilizzati. Ecco come una spesa inutile si trasforma, in un’emergenza assurda, in un acquisto azzeccato. La folla urla, è spaventata. Le signore piangono, i bambini non capiscono il perché oggi manchi la stella gialla che ci protegge e ci riscalda. Almeno alcuni di loro, però, si divertono ancora. Li vedo giocare in disparte. E decido di lasciare Chase con loro. Ha bisogno di normalità.

Buio fuori. Luce dentro.

Entro nella sala a difficoltà. Sul palco il sindaco parla delle ultime notizie e elabora motivazioni, alcune assurde, alcune plausibili. Un ragazzo grida che siamo vicini alla fine. Un coro di urletti spaventati gli fa eco. Una ragazza poco più che ventenne sviene, subito soccorsa dai volontari dell’ospedale cittadino. La paura è insita in ognuno di noi. Un signore distinto prende la parola dal retro della sala. Parla di collisione con la luna o altri corpi celesti. Parla di raffreddamento della terra. Parla di uno scenario apocalittico. Parla dello sterminio di milioni e milioni di persone. Parla di tutto ciò con una calma invidiabile. Parla senza scomporsi. Come se sapesse a cosa andiamo incontro e come se avesse una soluzione al problema. Ma non ce l’ha. Al termine del suo intervento, il sindaco Marrick sbianca in volto. La riunione viene conclusa in fretta e furia senza aver raggiunto un minimo risultato. Usciamo dall’edificio e lo spettacolo che ci aspetta è sorprendente. Tutti osservano il cielo. Un bagliore di luce si può ammirare sullo sfondo di quella massa oscura enorme. E sembra essere sempre più vicino.

Luce. Quella è luce. Ma perché ho così paura?

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